Con questo articolo inauguro una rubrica per condividere le mie conoscenze del mondo della scrittura e editoriale con i tanti autori emergenti o aspiranti tali con cui sono in contatto ogni giorno sui social.
Periodicamente, tratterò un argomento specifico con l’obiettivo di fornire informazioni/nozioni brevi e pratiche, che risolvano piccoli o grandi problemi, o sciolgano dubbi a chiunque stia tentando di scrivere un romanzo o l’abbia già fatto ma non con i risultati sperati.
Con l’avvento del self-publishing, pubblicare un libro è diventato un gioco da ragazzi e chiunque sappia scrivere (ovvero tutti coloro che sono andati a scuola) e ritenga di avere una storia da raccontare (chi non ce l’ha?) si è improvvisato scrittore.
Sottolineo “improvvisato” perché, frequentando molti gruppi social di scrittori emergenti, incappo quotidianamente in dimostrazioni di scarsa conoscenza del mestiere o di totale ignoranza dello stesso.
Riporto esempi pratici tratti proprio da gruppi social:
Molti non hanno idea di come si impagina un manoscritto, non sanno cos’è una cartella editoriale o come si conteggiano le battute.
Tantissimi confondono la trama con la sinossi, la quarta di copertina o l’incipit.
Quasi nessuno sa che lavoro svolge l’editor. Alcuni credono che sia il termine inglesizzato di editore e che quindi le due figure si equivalgano.
La stragrande maggioranza degli scrittori in erba è terrorizzata dalla possibilità di plagio. Vi garantisco che è meno che remota e vi si può ovviare con una procedura semplicissima e pochi ero di spesa.
Tutti sono convinti che spedire il proprio manoscritto a tappeto a qualunque CE dia maggiori garanzie di risposta e si attendono un riscontro a stretto giro. Ricordo di aver letto post di neo-autori infuriati perché a distanza di un mese Mondadori, Einaudi o Sellerio non gli avevano ancora risposto.
Poi ci sono quelli che credono che il cuore e i sentimenti siano molto più importanti della forma o che una trama ben congegnata possa sopperire a carenze narrative o sintattiche.
Potrei continuare all’infinito con testimonianze del genere, ma credo che il concetto sia chiaro:
se vuoi fare il romanziere devi conoscere il mestiere.
Come?
STUDIANDO.
Dico questo perché ci sono passata.
Per un ventennio ho lavorato come addetta stampa: scrivevo pezzi di taglio giornalistico, comunicati stampa o cartelle tecniche per gli addetti ai lavori.
Un giorno, ho sentito la necessità di raccontare una MIA storia e ho provato a scrivere un romanzo.
Volete sapere com'è andata?
NON ci sono riuscita.
Dopo aver buttato giù una cinquantina di pagine, mi sono persa anche se ero sicura di avere tutta la storia in testa. E non ho perso solo il filo della narrazione, mi sono resa conto di non avere gli strumenti: non sapevo come suddividere la trama in capitoli, come gestire le scene, i personaggi, dialoghi, le ambientazioni. Insomma, non sapevo un tubo di come si scrive un romanzo.
Mi sono detta: devono esistere delle tecniche,
un sistema, un metodo.
Sono andata a documentami su internet e ho scoperto l'esistenza di "scuole di scrittura". Oggi ce ne sono a dozzine, più o meno blasonate e costose e, aggiungo, più o meno utili. Ma allora ˗ parlo dell’anno 2005 ˗ non c'era tanta scelta.
Ho comunque trovato un seminario che faceva al caso mio: 40 ore di lezione full-immersion solo sulla costruzione della trama. Era organizzato da "Inchiostro", una rivista letteraria allora gestita da Giampiero Dalle Molle, oggi passata in mano alla Del Miglio Editore. Devo dire che sono stata fortunata. Il docente, Enrico Rulli, si è dimostrato da subito molto preparato, bravissimo a spiegare e anche a far mettere in atto gli insegnamenti. E il programma era strutturato così bene da rimandarti a casa con la tua trama ben definita e gli strumenti di base per iniziare a scrivere con cognizione di causa.
Da quel primo seminario e per i successivi dieci anni, invece delle classiche ferie al mare, ogni estate mi sono regalata una settimana di vacanza-studio per coltivare la mia passione per la scrittura.
Conservo bellissimi ricordi di quei seminari perché eravamo pochi studenti (10-15 al massimo) seguiti dal docente passo passo, con la possibilità di metterci continuamente alla prova con esercizi pratici e di ricevere subito un feed-back.
Ho imparato tanto mettendomi in gioco, sperimentando ogni tipo di tecnica, sbagliando a volte. Durante quei seminari ho sempre scritto moltissimo e ricevuto sia complimenti che stroncature. Servono anche quelle per crescere.
Quando finalmente sono riuscita a completare il mio primo romanzo, ci ho lavorato sopra con un editor e ho imparato qual è la mia cifra stilistica, i miei punti deboli e quelli di forza.
La figura dell'editor mi ha accompagnato ad ogni mia nuova pubblicazione perché, un'altra cosa che ho imparato, è che è impossibile avere l'obiettività per giudicarsi e correggersi da soli.
Oggi, con una discreta produzione letteraria alle spalle, interamente pubblicata da case editrici free, posso ritenermi a tutti gli effetti un’esperta del settore e ho deciso di
mettere queste mie conoscenze a disposizione degli scrittori
che ancora annaspano
nel mare magnum del mondo editoriale.
Se sei fra questi, iscriviti al mio blog per restare sempre aggiornato. Periodicamente, tratterò argomenti specifici, “pillole di sapere” brevi, pratiche, di facile comprensione, che risolvano piccoli o grandi problemi pratici o sciolgano dubbi.
E se hai domande, puoi anche scrivermi tramite il modulo di contatto.
Nel prossimo articolo inizierò a distribuire pillole. Non mancare!
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